La Terra è una piccola città con molti Quartieri in un grande Universo.

Un quartiere che si racconta non è da tutti i giorni

Antonio Di Lorenzi

Eppure, fra palazzi a sei piani, villette un po’ decadute ed asfalto logorato, prende coscienza la memoria di un Quartiere. Fra il silenzio e l’indifferenza generale, io mi racconto. Racconto l’improbabile, l’inverosimile ma anche la mia storia, le mie strade la mia gente, racconto la storia di un Quartiere nobilmente decaduto.

Oltre la leggenda, sopra Cornigliano, che sarei io che racconto, vicino alla nuove case di via Dei Sessanta e appena di fianco alla nostra immaginazione. Sua Maestà, il Palazzo a Tre Punte ha svettato sopra i corniglianesi e non solo, finché le sue fondamenta lo hanno sorretto e soprattutto finché le fameliche ruspe assetate di cemento, non lo hanno circondato. Solo allora, era il 1962, si è sentito perduto, sopraffatto dal “boom economico” e sorpassato ormai dagli eventi.

A guardarlo bene, in quelle rare fotografie in cui “spunta”, non c’entrava proprio un bel niente con il nostro paesaggio perché aveva l’aspetto del tipico palazzo fiabesco della lontana e soprattutto tedesca… Baviera. Sicuramente fu progettato da un architetto il cui nome differiva di poco da, vediamo un po’… Otto Schwarzenberg, vi va bene?

Ebbene, il nostro Otto Schwarzenberg, confortato dal piano regolatore di quell’epoca, fine ‘800, e soprattutto dall’allora sindaco, partorì questo palazzo che aveva una caratteristica del tutto singolare. A far strabuzzare gli occhi infatti, non era tanto il suo aspetto sfacciatamente sassone quanto la sua spiccata “asimmetria”. Voglio dire che qualunque corniglianese si sarebbe aspettato di vedere una punta per lato dell’edificio, come il buon senso avrebbe fatto pensare ed invece… invece il buon Otto Schwarzenberg riuscì a stupire tutti, Dufour compresi. L’architetto Otto Schwarzenberg pensò bene di sistemare due punte sul versante che dava a mare ed una sola punta sul lato a Nord. Ne venne fuori un palazzo a quattro lati si, ma con tre punte. Ne venne fuori il Palazzo a Tre Punte.

Esistono versioni contrastanti che spiegano il perché di questa insolita asimmetria. La prima, quella più accreditata, è quella che quando venne il momento di edificare la quarta punta vennero miseramente a mancare i fondi necessari e tutto venne lasciato così. La seconda, quella decisamente meno verosimile, è quella che il nostro architetto Otto Schwarzenberg volle dare un tocco di originalità alla sua opera. A suffragare la prima ipotesi c’è anche il crollo improvviso di uno dei terrazzini avvenuto qualche anno prima della demolizione. Evidentemente, il fantastico e fiabesco Palazzo a Tre Punte, non era stato costruito con tutti i crismi. Comunque sia, a dieci anni dalla demolizione di Castello Raggio, il Palazzo a Tre Punte venne fatto sgomberare dalle ultime famiglie che ancora lo abitavano e l’anno seguente fu demolito.

Chissà se quel giorno, almeno l’anima dell’architetto Otto Schwarzenberg, fosse presente in via Dei Sessanta a dare l’estremo saluto alla sua creatura asimmetrica.

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