La Terra è una piccola città con molti Quartieri in un grande Universo.

Comacchio

Maria Alberti

Partiamo da Borgo Maggiore – Repubblica di San Marino – verso le 9:30 del 9 agosto. Abbiamo deciso per una gita in scoperta d’una incantevole cittadina a una cinquantina di chilometri da Ferrara, in Emilia Romagna. La chiamano la piccola Venezia per i tanti ponti e canali che la attraversano.

Poco più di un’ora e trenta ed eccoci a Comacchio. Viaggiamo sulla costa dell’Adriatico verso nord, pertanto il mare dovremmo trovarlo alla nostra destra, eppure vediamo distese d’acqua anche alla nostra sinistra. Sorridendo, con Fiore ripassiamo la conformazione fisica dell’Italia.

Comacchio nasce da tredici isolotti raggruppati fra il Delta del Po e il mare, fondata probabilmente dagli Etruschi. Le sue Valli formano un’ampia zona lagunare adagiata sull’Adriatico.

Dirigendoci verso il centro città, scorgiamo sulla destra i famosi Trepponti; li riconosco immediatamente.

Prima di visitare qualsiasi città o paese, ho l’abitudine di cercare qualche notizia sul luogo: una pratica ereditata fin da bambina da mio padre. Negli anni ’60 – ’70 si utilizzavano le famose Guide Turistiche; a casa ne avevamo una grande collezione. Con l’avvento di internet credo siano scomparse.

I Trepponti sono stati costruiti nel 1634 dall’architetto Luca Denaso; all’epoca fungevano come porta d’ingresso alla città per chiunque giungesse dal mare. Monumento unico nel suo genere, unisce quattro canali e cinque percorsi pedonali provenienti da diverse direzioni.

Cinque ampie scalinate per salire in cima dove spiccano due piccole torri di guardia.

Torneremo più tardi su questi scalini; per il momento proseguiamo il nostro cammino dirigendoci verso Piazza XX Settembre, dominata dalla Basilica di San Cassiano: il Duomo.

Troviamo facilmente posto nel parcheggio sul retro della Basilica; ho notato che è aperta e non voglio perdere l’occasione di entrare a visitarla.

San Cipriano, dedicata al Santo Patrono della città, sorge nel luogo dove si levava l’antica cattedrale romanica, voluta dal vescovo Vincenzo, eretta nel 708 e demolita nel 1659. La nuova cattedrale, progettata dall’architetto Angelo Cerruti, viene consacrata il 12 aprile del 1740 dal vescovo Giovanni Caveda. Al suo fianco si eleva la Torre Campanaria, opera del veneziano Giorgio Fossati. Dal progetto iniziale fu notevolmente ridotta l’altezza, a causa del crollo avvenuto a lavori pressoché ultimati nel 1757 che lasciò in piedi unicamente la base. Il campanile fu riedificato dopo oltre un secolo, nel 1868.

Noi entriamo dalla porta laterale e ci troviamo ai piedi dell’altare. Ci sediamo fra i primi banchi e dopo qualche minuto faccio un giro del perimetro dell’intera chiesa. È così che scopro, a fianco del portone principale, la pietra a ricordo della visita di Papa Giovanni Paolo II, il 22 settembre del 1990.

Sul lato sinistro scorgo una freccia che indica la mostra pittorica “Suggestioni Mariane”. Come non tornare, con la memoria, alle tante “feste mariane” vissute da bambina? Non ho contato il numero delle opere esposte ma saranno state circa una settantina, dalle più grandi alle più piccole. Interpretazioni di autori differenti, alcune più classiche ed altre più innovative; prediligo quelle in cui Maria è interpretata semplicemente come una donna e madre, senza aureole o corone. Mi colpisce lo sguardo fra l’estasiato e l’angosciato, implorante, di una tela.

Quando usciamo dalla Basilica è ormai vicina l’ora del pranzo. Ci siamo portati qualche panino; Via Spina è costeggiata da un largo viale: ci soffermiamo su una panchina all’ombra degli alberi per consumare il nostro pranzo al sacco e trascorrere un’oretta. Comacchio è una cittadina molto tranquilla, la vita scorre serenamente, lontano dal caos.

La temperatura è molto afosa. La nostra scorta di acqua fresca è terminata, pertanto facciamo una sosta caffè al Bar Cristallo che si affaccia sulla piazza, dove chiederemo anche una bottiglia d’acqua fresca da un litro e mezzo. Se vi capitasse di andare a visitare Comacchio, vi consiglio questo bar: nonostante sia sulla piazza principale, ha prezzi molto contenuti, i gestori sono molto gentili e il posto è gradevole. Ha una sola vetrina, non molto grande, ma il locale si estende in lunghezza fino ad un riservato spazio esterno nel cortile interno.

Nel pomeriggio ci concediamo una passeggiata in via Antonio Buonafede, dopo un piccolo parcheggio la zona diventa pedonale. La via è molto caratteristica, attraversata nel mezzo dal percorso della laguna; per passare da una parte all’altra della via, diversi piccoli ponti. Le case che si affacciano sono tutte formate dal piano terra e un primo piano; perlopiù di colori sgargianti: fra il giallo e l’arancione, rosa e verde. Dall’uscio di casa alla laguna non ci sono più di tre-quattro metri. La via termina al Ponte dei Sisti, più grande dei precedenti, dove s’incrocia con via Agatopisto.

Recuperata la Citroen al parcheggio giriamo per le strade della cittadina in cerca del Parco della Resistenza. È il luogo simbolo della Resistenza comacchiese, l’ex caserma dove sono stati fucilati, all’alba del 29 gennaio 1945, quattordici partigiani. Non riusciamo a trovare la strada e rimandiamo alla prossima volta.

Io e Fiore abbiamo una consuetudine: in ogni luogo che visitiamo, acquistiamo una calamita ricordo. Sul frigorifero abbiamo una collezione piuttosto ampia. A Comacchio pare non essere molto diffusa l’abitudine di vendere gadget; dopo aver domandato in tre negozi, troviamo la nostra calamita dal tabaccaio di piazza XX Settembre.
Ci concediamo una pausa alla Gelateria del Centro sulla piazza: Fiore opta per una coppa gelato, io per una granita all’anice.

Ed ora torniamo ai Trepponti. Lasciamo l’auto al parcheggio davanti al Conad; pochi passi verso il centro storico ed eccoci! Saliamo in cima alla gradinata e da questo punto la vista è davvero stupenda.

Sopra l’arco della torre a destra, una pietra:

Come il pesce colà dove impaluda ne i seni di Comacchio il nostro mare, fugge da l’onda impetuosa e cruda cercando in placide acque ove ripare, e vien che da se stesso ei si rinchiuda in palustre prigion né può tornare, che quel serraglio è con mirabil uso sempre a l’entrare aperto, a l’uscir chiuso.
[Gerusalemme Liberata – VII, 46 – Torquato Tasso]

Sulla torre di sinistra, invece leggo:

…e la città ch’in mezzo alle piscose paludi, del Po teme ambe le foci, dove abitan le genti disiose che ‘l mar si turbi e sieno i venti atroci.
[Orlando Furioso – III, 41 Ludovico Ariosto]

Scendendo dalla scalinata opposta, si accede ad un piazzale da dove si snoda via Ludovico Muratori. Una via molto spettacolare: affiancata in tutta la sua lunghezza dalla laguna, sull’acqua si trovano pittoreschi ristoranti su costruzione a palafitta. Proseguendo arrivi al centro storico della città, dove domina la Torre dell’orologio.

So che ci sarebbe ancora molto da vedere ma è ormai l’ora del rientro. Ci ripromettiamo di tornare altre volte. Prima di ripartire non resistiamo alla tentazione di entrare nella Pescheria Trepponti dei Fratelli Cavalieri, che si trova proprio sul piazzale del parcheggio. L’indomani il nostro pranzo e la nostra cena saranno interamente a base di cozze speciali.

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