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Abbazia di Novalesa

Maria Alberti

L’abbazia di Novalesa fu fondata nel 726 è situata si trova in Frazione S. Pietro 4 a  Novalesa, a pochi chilometri da Susa, nella Val Cenischia. Appartiene alla Città Metropolitana di Torino, che se ne prende cura, ed è affidata dal 1973 alla custodia dei monaci benedettini della Congregazione Sublacense Cassinese dell’Ordine di San Benedetto.

Ripercorrendo la sua storia secolare, riscopriamo alterne e complesse vicende. Nel nostro tempo sono in atto mutazioni e trasformazioni non solo nella società, ma anche nei monasteri. Tra le mura del monastero di Novalesa si sta vivendo qualcosa di nuovo: fratelli monaci di diverse comunità (Novalesa, Rhêmes-Notre-Dame, En Calcat e qualche monaco di passaggio) assicurano non solo la custodia del monumento storico, ma anche una vita monastica in cui la comunione tra fratelli di diversa provenienza rappresenta una sfida, nella speranza che possa diventare una modesta testimonianza della forza del Vangelo per la nostra umanità.

L’atto di fondazione è datato 30 gennaio 726. Il monastero fu dedicato ai Santi Pietro e Andrea in un tempo in cui la Chiesa d’Oriente e d’Occidente non erano ancora separate. I monaci di Novalesa seguivano una “regula mixta” (di San Colombano e di San Benedetto). Dal 817 fu abate Benedetto d’Aniane e proprio da Novalesa cominciò l’opera di unificazione dei monasteri dell’impero imponendo la regola benedettina su richiesta di Ludovico il Pio. L’abazzia di Novalesa diventò così il centro propulsore dell’inizio dell’era benedettina che segnerà il medioevo. Sotto Eldrado, che fu abate della Novalesa del 820 al 845, la comunità conobbe il momento di maggiore fioritura spirituale. Nel 906 i monaci fuggirono a Torino per scampare alle scorrerie dei saraceni in quello che oggi è il Santuario della Consolata.

I monaci superstiti fondarono in seguito il Monastero di Breme, da cui vennero nell’XI secolo alcuni monaci a ripopolare l’abbazia. Ai benedettini si sostituirono i cistercensi dal 1646 al 1798 quando furono espulsi dal governo provvisorio piemontese. Fu Napoleone ad affidare ai monaci della Trappa di Tamié il monastero di Novalesa per prendersi cura dell’ospizio del Moncenisio.
Dopo la caduta di Napoleone il monastero fu ripopolato da alcuni monaci benedettini che si unirono alla Congregazione Cassinese d’Italia nel 1821. La quiete non durò molto perché con le leggi di soppressione del 29 maggio 1855 del governo piemontese il monastero fu venduto all’asta e trasformato in albergo per cure termali. Nel 1972 il complesso fu acquistato dalla Provincia di Torino e nel 1973 affidato alla custodia dei monaci benedettini sublacensi.

Una storia non solo lunga, ma ricca di cambiamenti e di adattamenti. Nel monastero di Novalesa si sono succeduti monaci benedettini, cassinesi e sublacensi, cistercensi e trappisti.

L’accoglienza degli ospiti e dei pellegrini è parte integrante della vita monastica. Attualmente, a fianco dell’abbazia, si trova una foresteria per gruppi, pensato in particolare per i più giovani (scout, gruppi parrocchiali…) cui la comunità offre la possibilità di condividere un tempo di preghiera, approfondimento della fede e riflessione sul proprio cammino di crescita nell’umanità. Un angolo cucina e un refettorio permettono ai gruppi non solo di avere un posto letto, ma anche di poter preparare e consumare i pasti.

Con il ritorno dei monaci nel 1973, è stata ricostruita l’antica biblioteca medievale, arricchendola grazie ad alcune donazioni. Rimane un solo esemplare degli antichi codici: una Regola di S. Benedetto, manoscritta della seconda metà del XI secolo. L’abbazia dei Santi Pietro e Andrea, la Sacra di San Michele e il Centro Culturale Diocesano di Susa stanno da anni catalogando i loro fondi librari per mettere tale patrimonio a servizio di studiosi e ricercatori. Si tratta di un deposito di piu di 120.000 volumi.

Nel 2009 fu inaugurato il Museo Archeologico dell’Abbazia di Novalesa. È ospitato nelle sale dell’antico refettorio dei monaci e nel portico prospettante sull’antico cortile dei novizi. Esso espone gran parte dei più significativi reperti emersi dalle campagne di scavo che hanno interessato il complesso monastico dal 1978 ad oggi, oltre a due sezioni dedicate alla storia monastica e al restauro del libro.
Il primo nucleo museale è collocato nel portico coperto, chiuso da vetrate e collocato sul lato orientale del cortile dei novizi; qui sono collocati i materiali lapidei di dimensione più ragguardevole quali rocchi di colonne romane, un coevo miliario, capitelli e frammenti di colonnine provenienti dall’antica struttura della chiesa abbaziale. La prima sezione espone inoltre un nucleo significativo di laterizi romani, testimonianza della frequentazione del sito in epoca precedente alla fondazione del monastero.
La prima sala ospita invece la sezione dedicata al restauro del libro, arte ancora oggi praticata nel laboratorio annesso all’abbazia. Essa illustra le tipologie dei supporti scrittori, l’evoluzione della scrittura, le tecniche di incisione e stampa, le tecniche di restauro. La medesima sala ospita anche la sezione dedicata alla Storia del monachesimo e alla vita monastica, con riproduzioni dell’atto di fondazione del monastero e del Chronicon Novaliciense, oltre ad una selezione di ceramiche, vasellami in vetro e da mensa, i quali testimoniano la vita quotidiana del monastero tra basso Medioevo e Settecento.
La terza sala, ubicata nella manica meridionale del chiostro, dove era un tempo collocato il refettorio dei monaci, ospita la porzione più cospicua di reperti: raggruppati per fasce cronologiche diverse, essi sono testimonianza di varie tipologie di manufatti e sono datati tra l’epoca tardo imperiale romana e quella gotica. All’interno della collezione spiccano frammenti di statue, iscrizioni funerarie, parti di sarcofagi e di elementi architettonici antichi e altomedievali, ma anche oggetti di uso quotidiano quali un pettine in osso di epoca longobarda, e i frammenti di decorazioni pittoriche ad affresco assegnati all’intervento del tolosano Anthoyne de Lhonye realizzato nella seconda metà del XV secolo.

Nell’abbazia è presente un negozio, la Bottega del Monaco, per la vendita di prodotti monastici preparati da fratelli e sorelle di altre comunità monastiche.

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