Una nebia d’soldà con i fusì
Una nebia d’cavai ch’van a galòp,
Na nebia d’ decroteur ch’av son d’intòp,
Disend: – Monsù, veul-lo rësté servì?
Na nebia d’fénean ch’a finiss pì,
Na nebia d’pòver drit ch’a marcio sòp,
Na nebia d’ciarlatan ch’av coro dòp
Mostrand la pel dj’inferm ch’a l’han guarì:
Na nebia d’viturin, ch’a v’òfro d’piasse
Una nebia d’masnà ch’fan ‘l rabel,
Na nebia dë mnisé con le ramasse:
Una nebia d’ tamborn ch’a fan l’apel,
Na nebia d’cabassin con le cabasse:
Ecco na vera idea d’ Piassa Castel.
Norberto Rosa è nato nel 1803 e deceduto nel 1862.
Un poeta delle montagne, che non si è mai allontanato dall’amata Susa per tutto l’arco della sua vita. Proprio a Susa Norberto svolge ufficialmente l’attività di procuratore legale, ma il suo nome viene anche, e soprattutto, legato alla musica, alla pittura, alla poesia e alla letteratura in generale. La sua firma si può leggere in calce a numerosi articoli pubblicati sulla Gazzetta del Popolo e sul Messaggero Torinese.
All’inizio della carriera letteraria i suoi componimenti sono pubblicati anche sul Parnas Piemonteis (antologia piemontese annuale pubblicata dal 1831 al 1849), da cui però, a partire dal 1840 e dopo aver conosciuto la poesia di Brofferio, prende le distanze. Questo passaggio rappresenta anche una chiave di svolta per tutta la sua poetica: da satirica e moralistica qual’era, assume caratteri più politici e civili ispirati dalla forza del nuovo Risorgimento.
Tra le sue opere si possono annoverare:
- I cattivi medici, poemetto piemontese (1832)
- Le strade ferrate, sestine piemontesi (1840)
- Ij piasì (1844)
- Inno dij piemontèis
- Panegirich d’San Martin (1848)
La raccolta e l’organica pubblicazione delle sue opere, spesso trascritte su foglietti volanti o di recupero, deve però attendere fino al 1988.